La psicologia del ristoratore

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Gli elementi strutturali o decorativi di un ristorante non sono gli unici da tenere presenti quando ci si prepara a creare un nuovo spazio di questo tipo. Un ristoratore deve saper intercettare i sentimenti del pubblico, come uno psicologo.

Tornando all’esempio del ristorante di quartiere fatto già in un altro dei focus di questo sito, avrete senz’altro in mente un locale vicino a voi che ha avuto successo in un momento di crisi generalizzata come quello attraversato dal sistema Italia negli ultimi anni.

Pensate bene al motivo per cui questo successo nasce: la proposta culinaria potrebbe essere unica nel suo genere almeno nella zona, oppure potrebbe trattarsi di un locale dove è possibile fermarsi a lavorare in smart working. Per contro, pensate a quei posti che hanno chiuso: crisi a parte, potrebbero esserci altre ragioni? In genere chi chiude non ha fatto ricerca a sufficienza sulla zona nella quale si inserisce, e fa fatica ad adattarsi a quel contesto.

Fare terapia a un quartiere: ecco come

È qui che entra in gioco l’approccio psicologico: una trattoria con un’ampia area parcheggio in una zona dove si fatica a posteggiare potrebbe attirare più clienti? Certamente sì. E se in un ristorante vicino a tante scuole si proponesse un’animatrice per far divertire i bambini? Sicuramente sarebbe un plus!

Al contrario, aprire un locale chic ed esclusivo in un quartiere popolare e magari molto politicizzato potrebbe non essere la migliore delle idee. Ci sono eccezioni, come in tutte le situazioni, ma a grandi linee un imprenditore dovrebbe fermarsi a riflettere anche su fattori come questi.

A volte si fa tutto secondo criterio, ma a determinare un fallimento è un’incognita “umana” che si è trascurato di considerare. Il che non vuol dire che si debba rinunciare al proprio progetto: solo che la clientela va blandita e incoraggiata – magari facendo aggiustamenti, più spesso proprio col design.

monica